Inizia l'anno, ed ormai, come quasi fosse diventata una consuetudine, vado a visitare la Mostra a Palazzo Blu, sui lungarni pisani.
Dalla sua apertura, nel 2009, con la grande mostra su Chagall, con cadenza annuale, a preso corpo un itinerario di mostre sulla pittura del Novecento.
E finalmente, dopo i grandi maestri spagnoli, francesi, russi e americani, per la prima volta il protagonista in mostra è un artista italiano: Amedeo Modigliani.
Conosciuto come la figura più leggendaria della bohème parigina degli anni dieci, e per essere considerato l’artista maledetto per antonomasia, è divenuto celebre per l’inconfondibile stile longilineo dei suoi soggetti dai volti stilizzati, per i colli affusolati e gli occhi scuri senza pupille.
La sua breve ed intensa storia, lo rende sospeso tra genialità e trasgressione, tanto da essere considerato l'incarnazione del mito romantico del genio incompreso dalla vita dissoluta.
L’uomo e la sua sofferenza sono sempre stati al centro della sua poetica pittorica, probabilmente come risposta a una vita difficile contrassegnata dalla povertà e dalla salute cagionevole che lo condusse alle morte per tubercolosi a soli 35 anni.
Chissà se è un caso, oppure la scelta di mettere in mostra le sue opere proprio quest'anno è stata un ascella ragionata dei curatori, ma l’esposizione cade a 30 anni dalla beffa di Livorno, quando tre studenti realizzarono con un trapano tre false teste di Modì raffiguranti volti di donna per poi gettarle nel Fosso Reale dove furono ritrovate e attribuite all’artista livornese.
Comunque, le tre pietre scolpite e scambiate per vere, dopo essere state in mostra in Fortezza Vecchia a Livorno, sono state portate a Pisa in occasione della mostra su Modigliani, vengono tenute esposte in concomitanza con la mostra palazzo Blu, all'interno del Museo Nazionale di San Matteo.
Ero venuto a Pisa la scorsa domenica, il 4 gennaio, ma una lunga fila all'ingresso mi dissuase dall'entrare. Ci sono tornato il martedì, per la festa dell'Epifania, ed ho potuto visitare le sale con tranquillità.
A differenza delle opere degli altri pittori appartenenti alla Scuola di Parigi, i dipinti di Modigliani non raffiguravano nulla del contesto circostante alla persona che veniva raffigurata. Così i suoi personaggi appaiono autonomi e rivelavano poco del loro tempo e del loro ambiente, se non per i dettagli che si potevano dedurre dalle acconciature e dall’abbigliamento.
Termino la visita tornando alla sala dedicata alle sue sculture.
Ne vengo via entusiasta, completamente rapito dalla sua genialità, affascinato dal suo modo di trasfigurare la realtà così capace di sollecitare forti emozioni.
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