giovedì 30 gennaio 2014

il bidente, il bosco e la miniera. Gerfalco



Per sapere, credo che ci voglia studiare; 
per conoscere, credo che ci voglia andare a vedere; 
ma per capire, alla fine, credo che ci vuole anche una trattoria.


Piove, 
di una pioggia che batte la campagna e il bosco, 
che la lava gli alberi, 
scorre nelle strade e poi nei fossi, 
ad ingrossare i fiumi.



Ci sono segni che portano memorie nette, storie che non ne trovi l'inizio, affogato tra ricordi, frammenti, strati di cose e fatti, materiali ed oggetti.
Riesci a raccogliere fili, momenti da riordinare e riallineare. Ma soprattutto una natura libera, che avvolge, si riappropria, rimodella.
Così ti accorgi che un'abitazione sventrata dal peso del tempo racchiude tesori di conoscenze, che affoga anch'essa sotto l'onda del corso delle cose.





Poi entri in trattoria, ti metti a mangiare, guardi dalla finestra, basta che ti mostri curioso, e allora chi c'è racconta, e così si comincia a capire...


(…)
Era la fine degli anni '50, quelli dell'altro secolo. Già perché forse il duemila ha davvero segnato la storia del mondo. Tra il prima e il dopo. Avevo fatto il militare a Milano, ci restati un po' di tempi, dei mesi, ma pochi. Era vero, c'era lavoro, ma c'erano tante cose che non capivo. Non mi ci ritrovavo, altre misure, la città sotto un cielo che non era quello che conoscevo.

Tornai a Gerfalco. C'era il bosco, si andava su alla Cornate quand'era stagione, coi vecchi, il lunedì, per tornare al sabato sera. Mica era come ora che vai e torni, si andava a piedi, e d'inverno notte viene presto, e allora si stava al capanno. 
Legna, fascine e tanta carbonella. Balle su belle, caricate sui muli.

Poi la miniera, per trentacinque anni, giù e su a scavare la pirite sottoterra, fino agli inizi degli anni '90.
A Gerfalco ci abitavano quasi mille persone, legna, carbonella, castagne e tanta miniera.

Poi cominciarono a chiuderle. Prima a Montieri, Campiano, per ultima quella di Boccheggiano.
Al Casone avevano già fatto le industrie, per quelli delle miniere. Se vi pare brutta la strada oggi, immaginate quarant'anni fa. La si faceva in 500, sempre in quattro. Ci voleva quasi un'ora. Così la gente cominciò ad andare via, verso il mare. Quando i più se n'erano andati misero la corriera, perché l'Italia è così.

Milano, già… 
Perché nessuno c'ha il libretto d'istruzioni, e allora le cose si fanno così come viene.
(…)


(…)
Gerfalco…? 
Oggi c'abitano cinquanta persone, un po' di vecchi e tanti albanesi. Sono due i bambini che vanno a scuola…
(…)

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