mercoledì 14 agosto 2013
della storia di Aonio Paleario
Suonano, sommessamente, i rintocchi della campana che segnano la mezzanotte, facendo eco nella piazza-cortile di Santo Stefano.
Si sono da poco raccolte un po' di persone. Arriva anche Andrea con uno scatolone pieno di piccole torce. Vengono distribuite. Si apre la porta della canonica della chiesa di Santo Stefano, e, attraverso un lungo corridoio, si esce nell'orto-giardino, libero da erbacce ma visibilmente abbandonato.
E' il luogo di rappresentazione dei brevi spettacoli che chiudono ogni sera il programma del Festival del Pensiero Popolare in San Miniato.
Questa sera Andrea Mancini e Andrea Giuntini recitano il dialogo tra Galileo Galilei e Aonio Paleario.
Mentre tutti conoscono Galileo, nessuno conosce Aonio.
Antonio della Pagliara, o Antonio Della Paglia, latinizzato in Aonio Paleario, nato a Veroli (FR) nel 1503, è stato un umanista italiano. Noto come riformatore religioso, fu impiccato e bruciato sul rogo come eretico. Egli (...) negava che esistesse e che si ritrovasse il purgatorio; disapprovava l'uso di seppellire i morti nelle chiese e sosteneva che si doveva allontanare in altro modo il fetore dei cadaveri; affermava che questo era il costume degli antichi romani, che decisero di seppellire i morti fuori dell'Urbe; disprezzava e aveva una pessima opinione della condizione e dell'abito dei monaci, paragonati ai sacerdoti di Marte, che portavano gli ancili attraverso Roma cantando e danzando, e ai sacerdoti di Cibele i quali, con vesti lacerate, torcevano il collo come una torcia, e ai magi dei Galli; li derideva anche per i vari abiti religiosi; sembrava attribuire la giustificazione alla sola fede nella misericordia divina, che ha rimesso i peccati per l'opera di Cristo».
Fu impiccato e il cadavere fu bruciato sulla piazzetta allora posta davanti a ponte Sant'Angelo, il 3 luglio 1570.
Nel dialogo, un testo scritto dall'amico Andrea Mancini, Aonio e Galileo, che nacque poco prima della morte di Aonio, del quale condividerà molte convinzioni religiose, se non la semplice necessità che venisse riformata la chiesa cattolica in funzione del cambiamento in atto nella società dell'epoca, discuteranno anche del rispettivo comportamento dinanzi ai tribunali dell'inquisizione.
Aonio, che restò fedele ai suoi principi, e non abiurò i suoi scritti e i suoi studi, fini al rogo e nel dimenticatoio della storia senza riuscire a cambiarla. Cosa che invece riuscì a fare Galileo che, pur accettando di dichiarare l'abiura delle idee professate, riuscirà con esse a cambiare il corso della storia.
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