Mi ricordo ancora, come l'aver ascoltato la sintesi di tutto, la formula che risolve ogni equazione.
Ne venne fuori una serie di considerazioni che mi portarono, di lì a pochi mesi, dopo alcuni anni di silenzio, a ripropormi con una piccola esposizione.
Era l'estate di quasi dieci anni fa, tra il giugno ed il luglio, quando le giornate appaiono interminabili, e la notte non arrivare mai.
C'era festa a casa. Si giocava a bocce, anche allora.
Il sole era appena calato dietro al Monte Serra, ma c'era ancora tanta luce, da vederci ancora abbastanza bene.
Agnese, che allora aveva quattro anni, ammirando quel cielo disse:
—Quasi quasi è buio...—.
Fu per lei, la scoperta di quella linea di confine immaginaria, tra la luce e l'oscurità, di quell'attimo brevissimo, e prezioso, nel quale il giorno e la notte si incontrano.
La scoperta di quelle ombre che si allungano, o si accorciano, sui momenti più speciali, come su quelli che sembrano più insignificanti, della nostra vita.
La scoperta della magia di quell'istante tra il giorno e la notte, dove tutto è indefinito ed incerto, e l'unica cosa nitida che si può ammirare è la linea dell'orizzonte.
Mi torna in mente tutto questo, mentre, in San Miniato, nel tardo pomeriggio di oggi, percorrevo Corso Garibaldi.
Ciao Aurelio,
RispondiEliminaIn fotografia questa situazione di luce si chiama "Ora Blu" ;-)