giovedì 13 dicembre 2012

strade e paesaggi, riflessioni

  

Cos’è una strada?

Un sentiero? Un percorso solcato dal passaggio degli uomini, di mezzi, di prodotti, di culture diverse? Un tracciato su cui si sono costituite memorie di intere generazioni? O una semplice linea che unisce due punti, magari più velocemente possibile?


Su quale tipo di paesaggio essa preme?

Quali sono gli effetti che si ripercuotono sul suo intorno? Qual è lo stato di resistenza che esso offre? Quali le relazioni instaurate? Come, il paesaggio, si trasforma, cambia o si evolve, proprio in relazione alla nuova strada?


Mi è capitato di trovare sopra ad un banco, qualche tempo fa, e di sfogliarlo, un libro di Emanuela Morelli, dal titolo “Strade e Paesaggi della Toscana. Il paesaggio dalla strada, la strada come paesaggio.”.


A catturare la mia attenzione, oltre al titolo, io curioso viaggiatore perennemente intrigato dalle linee del paesaggio che si allarga e si estende dal bordo delle strade, che già mi ero confrontato con questo tema, come frammento raccolto tra gli elementi che avevo preso a campione per raccontare la fine del millennio nei miei “Frammenti”, discutendo appunto della contrapposizione e della complementarietà tra l’uomo e la natura, sono proprio le domande sopra elencate.


Viaggiando, osservando e fotografando il paesaggio che scorre e si allarga ai margini delle strade che mi sono trovato a percorrere, molte delle quali ho ritrovato raccontate nel libro della Morelli, con il tempo ho avuto modo di consolidare la mia convinzione, che è il tempo stesso a costruire il senso al paesaggio stesso. E’ il fatto che su di esso si sono costituite e stratificate le azioni e le memorie di intere generazioni.
Tanto che quello che oggi ci sembra fuori luogo, in contrasto con il contesto, sarà il trascorrere del tempo stesso, attraverso l'abitudine e la consuetudine alla sua presenza, che lo renderà parte integrante del paesaggio.

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