Ma quella di ieri è stata una di quelle giornate che non si possono mettere dentro un unico, solo, racconto.
Sono giornate che si dipanano come i capitoli di un romanzo, scene separate e compiute, che, accostate, e legate tra loro, arrivano a raccontare, a volte, se si vuole, un qualcosa di epico.
Complice una certa rilassatezza, e diluizione dei tempi, che spesso caratterizzano i periodi di festa, mi è venuta la voglia di raccontare la gita di Santo Stefano, un po' per volta, così come si è svolta, dando rilievo ai suoi tanti, piccoli e grandi momenti di particolari emozioni.
Per capriccio, o forse perché, spesso, è propria l'ultima delle emozioni quella che resta più viva e forte, e la prima che si ricorda, stasera inizio raccontando la giornata al contrario. Cominciando dal cielo, tagliato dagli ultimissimi bagliori del giorno, che copriva la val di Merse, che riempiva i nostri occhi, subito dopo essere usciti dall'abbazia di San Galgano.
Ho provato a fare il conto delle numerose volte che l'ho visitata, un po' in tutte la stagioni. Ma mai lo avevo fatto dopo il tramonto. Con il buio della notte.
Siamo giunti all'abbazia con il sole che pur tramontato da diversi minuti, continuava ad infiammare un cielo magnifico e suggestivo.
Siamo stati minuti e minuti ad osservarlo, ma sembrava immobile, interminabile.
Con le tenebre che sembravano scendere dalle basse colline, coperte di boschi, che si allargano tutto attorno. Il buio scendeva come una lenta onda che sembrava percolare dal nero cupo dei boschi, per allagare la pianura, e l'abbazia con essa.
Scopriamo con sorpresa che si paga un biglietto d'ingresso. Mai era stato così.
Da quest'agosto, la Sovrintendenza ai Beni Culturali ha dato in gestione l'area al Comune di Chiusdino.
Il prezzo è di 2 euro, ma il servizio, la pulizia e l'ordine del luogo che c'è adesso a me sembra superiore al prezzo pagato.
Fa molto freddo. Una leggera brezza, una gelida corrente, attraversa le navate dell'abbazia.
Gela le mani, e fotografare a mano libera non è semplce.
Il cielo si è fatto blu, con forti riflessi violacei. Il tramonto non è ancora finito.
L'illuminazione dell'interno è ancor più suggestiva di quella esterna. Le luci sono bianche, e la loro sistemazione sul piano di ghiaia e terra, illuminando dal basso le colonne, rende ancor più imponente la costruzione.
Il silenzio, la solitudine, il buio che rende sempre più cupo il cielo rendendo indefinita la volta mancante, il freddo sempre più pungente, tutto sembra contribuire a rendere magica l'atmosfera.
Usciti, è ancora il cielo a dare spettacolo. Con quel tramonto che ha voluto aspettarci, per salutarci un'ultima volta.
Complice una certa rilassatezza, e diluizione dei tempi, che spesso caratterizzano i periodi di festa, mi è venuta la voglia di raccontare la gita di Santo Stefano, un po' per volta, così come si è svolta, dando rilievo ai suoi tanti, piccoli e grandi momenti di particolari emozioni.
Per capriccio, o forse perché, spesso, è propria l'ultima delle emozioni quella che resta più viva e forte, e la prima che si ricorda, stasera inizio raccontando la giornata al contrario. Cominciando dal cielo, tagliato dagli ultimissimi bagliori del giorno, che copriva la val di Merse, che riempiva i nostri occhi, subito dopo essere usciti dall'abbazia di San Galgano.
Ho provato a fare il conto delle numerose volte che l'ho visitata, un po' in tutte la stagioni. Ma mai lo avevo fatto dopo il tramonto. Con il buio della notte.
Siamo giunti all'abbazia con il sole che pur tramontato da diversi minuti, continuava ad infiammare un cielo magnifico e suggestivo.
Siamo stati minuti e minuti ad osservarlo, ma sembrava immobile, interminabile.
Con le tenebre che sembravano scendere dalle basse colline, coperte di boschi, che si allargano tutto attorno. Il buio scendeva come una lenta onda che sembrava percolare dal nero cupo dei boschi, per allagare la pianura, e l'abbazia con essa.
Scopriamo con sorpresa che si paga un biglietto d'ingresso. Mai era stato così.
Da quest'agosto, la Sovrintendenza ai Beni Culturali ha dato in gestione l'area al Comune di Chiusdino.
Il prezzo è di 2 euro, ma il servizio, la pulizia e l'ordine del luogo che c'è adesso a me sembra superiore al prezzo pagato.
Fa molto freddo. Una leggera brezza, una gelida corrente, attraversa le navate dell'abbazia.
Gela le mani, e fotografare a mano libera non è semplce.
Il cielo si è fatto blu, con forti riflessi violacei. Il tramonto non è ancora finito.
L'illuminazione dell'interno è ancor più suggestiva di quella esterna. Le luci sono bianche, e la loro sistemazione sul piano di ghiaia e terra, illuminando dal basso le colonne, rende ancor più imponente la costruzione.
Il silenzio, la solitudine, il buio che rende sempre più cupo il cielo rendendo indefinita la volta mancante, il freddo sempre più pungente, tutto sembra contribuire a rendere magica l'atmosfera.
Usciti, è ancora il cielo a dare spettacolo. Con quel tramonto che ha voluto aspettarci, per salutarci un'ultima volta.
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