venerdì 11 novembre 2011

finestra su piazza S. Trinita, Firenze


Dopo aver collezionato le viste da già molte finestre dei sindaci dei nostri comuni, oggi rimango estasiato dalla vista dalla finestra di uno studio di un geologo fiorentino.


Dalle porte finestre, con tanto di balconcino e parapetto in ferro, ammiro davanti a me, la statua in porfido della Giustizia, opera di Francesco del Tadda (1581), posta sulla sommità di una colonna monolitica di granito orientale, proveniente dalle Terme di Caracalla, dono del Papa Pio IV a Cosimo I, collocata sulla piazza nel 1560.


Il ponte, la piazza e la chiesa di Santa Trinita insieme a via Tornabuoni, è ancora considerato il cuore ed il salotto buono di Firenze. In questo angolo, un po' nascosto, di Firenze, vi è una particolare concentrazione di monumenti e palazzi.
Sulla piazza si affaccia la basilica di Santa Trinita, che qui a Firenze si scrive e si legge senza accento finale.
Essa è una delle più antiche ed importanti della città. La costruzione risale all' XI secolo da parte dei Monaci Vallombrosani.

Affacciandomi al balconcino, allungo la vista verso il Ponte di S. Trinita.
Il primo ponte fu costruito nel 1252 con un lascito della Famiglia Frescobaldi ma ebbe vita breve. Durante uno spettacolo sul fiume il peso della calca ti persone accorse per vederlo lo fece crollare. Firenze aveva bisogno di quel ponte e fu ricostruito in pietra ma una delle ricorrenti alluvioni del fiume, se lo portò via nel 1333. Nel 1557 altra alluvione ed il ponte fu di nuovo portato via dall'Arno.
La ricostruzione fu affidata a Bartolomeo Ammannati ed al Buonarroti. Il primo fece materialmente il progetto, il secondo gli suggerì molto probabilmente un'evoluzione delle linee di corda già usate nella costruzione delle Cappelle dei Principi. Il ponte si appoggia su dei pilastri appuntiti che evitano sapientemente che i tronchi portati dalle alluvioni si ammassino e ne provochino il crollo. L'eleganza delle corde danno al ponte una linea leggera ed inusuale per un ponte di pietra.



Si dice che, a seguito della sua distruzione durante la seconda guerra mondiale, sia stato ricostruito nelle sue forme originarie in cemento armato e rivestito in pietra nel suo originario aspetto, perché il calcolo della corda degli archi realizzati in pietra con era stato ancora capito.

Sulla piazza si affacciano, tra gli altri, il palazzo Spini Feroni, oggi noto come il palazzo di Ferragamo, iniziato a costruire nel 1289. Imponente, merlato e tutto a pietra forte.
Il Palazzo Buondelmonti, che segue una tipologia diffusa nell'edilizia abitativa toscana della fine del Quattrocento, inizio del Cinquecento, di cui Palazzo Grifoni in San Miniato sembra essere una copia in leggera scala minore.


Ma soprattutto c'è la facciata del Palazzo Bartolini Salimbeni, che suscitò critiche e polemiche nella Firenze di primo Cinquecento, ma che poi si pose come un modello per molti edifici fiorentini e non. Tra le sue caratteristiche c'è la varietà delle pietre impiegate per il rivestimento, tra cui la pietra forte, la pietra bigia e la pietra serena. La varietà delle pietra, unita ad una complessa articolazione degli elementi architettonici dà luogo ad una superficie animata dai forti contrasti chiaroscurali.
Originale, e significativa, è l'iscrizione latina "carpere promptius quam imitari" (è più facile criticare che imitare), che sormonta il portone d'ingresso, sicuramente allusiva alle polemiche suscitate dall'edificio.

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