Voler pensare che un giorno, prima o poi, ogni cosa potrà ripetersi così come già avvenuta, così come l'abbiamo già vissuta.
E' un mito, forse folle, di cui mi sfugge il significato.
Un mito, quello dell'eterno ritorno, che è forse una chimera, una lucida, folle bugia che ci raccontiamo, che raccontiamo.
Che sia stato terribile, bello o splendido, oppure privo di senso, quel terrore, quello splendore come quella bellezza o il vuoto del nulla del più anonimo dei giorni, non significano niente.
Sappiamo che quel giorno scompare una volta per sempre, che può tornare solo in qualcosa di simile, nel tempo e nella forma.
Come nella luce e nei suoni. Simile, ma non uguale.
Ed allora, solo fermando, raccogliendo qualche frammento, qualche istante, se ne fissa il ricordo, se ne colleziona l'emozione.
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