Nel giro di pochi giorni, eccomi di nuovo qui a Viterbo, in piazza Fontana Grande.
E' un mattino fresco, con un leggero vento che sale da via Cavour, e si allarga nella piazza.
In cielo, il vento sembra disfare le nuvole, scompigliarle e sfilacciarle.
L'acqua esce dai pinnacoli della fontana, ma il rumore del suo cadere nella vasca è sommerso dalla vivacità di questa piazza.
Auto che attraversano il lastricato di Peperino, anziani che si fermano a riposare e chiacchierare, e poi tanta altra vita.
La fontana che dà il nome alla piazza è la fontana più antica della città.
Costruita nel 1212 per volontà del Comune, Fontana Grande è sicuramente la più famosa tra quelle inserite nel tessuto della città. La sua realizzazione venne affidata ai maestri scalpellini Pietro e Bertoldo di Giovanni, i cui nomi sono riportati nell'epigrafe posta nella vasca inferiore della fonte. Essa prese il posto di quella che in un documento del Liber Censum è ricordata nel 1192 come fontem Sepalis, sottoposta a lavori di restauro già a partire dal 1206. Tale denominazione appare legata alla presenza di una serie di colonnine unite da barre di ferro orizzontale che fungono da recinto (sepes = ripari).
L'appellativo "grande" compare per la prima volta in un protocollo notarile dell'11 maggio 1483 stilato da Tommaso d'Andrea, in cui si ricorda una casa ubicata nella contrada di "fontana grande", nome che a partire dal 1565 apparirà ufficialmente in un elenco delle fontane.
La struttura a croce greca della vasca inferiore, come anche la colonna centrale su cui s'impostano due tazze sovrapposte e sovrastate da un pinnacolo, sono il frutto di una serie di rimaneggiamenti che si susseguirono nel corso dei secoli, a cominciare da quelli condotti nel 1279 per volere del podestà Orso Orsini, a cui seguirono nel 1424 i restauri, in parte finanziati da Papa Martino V, della vasca inferiore e la nuova realizzazione della parte centrale della colonna e delle quattro teste di leone.
Le piramidi, oggi inserite nella parte inferiore della struttura, risalgono al 1827 e vennero eseguite su progetto dell'architetto Domenico Lucchi contemporaneamente al restauro della parte superiore del tronco centrale.
Tali mutamenti non ne alterarono, comunque, la chiara componente gotica, utilizzata con il fine di dare slancio alla struttura di base romanica.
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