mercoledì 23 febbraio 2011

a me sembra un '48


Dall'inizio dell'anno è un susseguirsi, quasi ininterrotto, di sommovimenti che attraversano, ad ondate, le nazioni del nord Africa mediterraneo. Come in un risiko schizzofrenico, i vari governi arabi, dal maghreb alla penisola arabica, vengono scossi da sommovimenti popolari.
Sarà un po' di storia che mi vado rileggendo da qualche mese, andando a ripescare nella mia vecchia soffitta la pubblicazione enciclopedica dal titolo "il Risorgimento", curata da Lucio Villari per "La Biblioteca di Repubblica-L'Espresso", uscita nel 2007, sarà per i 150 anni dell'Unità Italiana, ma quello che sta succedendo mi sembra davvero un '48 maghrebino.


L'ondata di moti rivoluzionari borghesi che sconvolsero l'Europa, ingessata dalla Restaurazione (1814), nel 1848, viene identificata con il termine "La Primavera dei popoli". E questa primavera ebbe inizio proprio nel cuore del mediterraneo, in quanto la prima agitazione europea del 1848 è rappresentata dalla rivoluzione indipendentista siciliana.
Nonostante la sua posizione periferica rispetto al Continente, ebbe una certa influenza all'interno della penisola italiana. L'insurrezione siciliana portò infatti l'isola all'indipendenza, i Borboni a concedere una Costituzione e l'esempio borbonico fu a breve seguito da Carlo Alberto di Savoia e da Leopoldo II, i quali concessero infatti una Costituzione prima che scoppiasse l'insurrezione a Parigi.
La miccia che infiammò il resto d'Europa, fu rappresentata dalla "campagna dei banchetti" che portò ad una rivoluzione a Parigi, il 22-24 febbraio, coinvolgendo tutta l'Europa, ad esclusione dell'Inghilterra Vittoriana, dove precedenti riforme avevano pacificato la classe borghese.


I fattori che generarono quella situazione furono naturalmente molteplici.
Ma andandoli ad analizzare, io trovo molte analogie con i fatti dei gironi nostri.
Nel '48, sia i riformisti borghesi che i radicali si trovarono a scontrarsi con una realtà anacronistica, frutto delle conclusioni tratte durante il Congresso di Vienna.
Oggi sono soprattutto i giovani e gli studenti maghrebini, che acquisita la consapevolezza di come il resto del mondo abbia affrontato e risolto la fine del bipolarismo mondiale, aprendo lo spazio alla globalizzazione dei mercati, e delle aspirazioni individuali, i loro paesi si trovano ancora anacronisticamente ad essere governati da classi dirigenti affermatisi nel postcolonialismo bipolare.


Nel 1848, sotto il profilo sociale, i cambiamenti nella vita quotidiana causati dalla prima rivoluzione industriale, e la diffusione della testate giornalistiche favorirono l'ascesa degli ideali di nazionalismo e giustizia sociale anche nelle masse meno colte. La recessione economica del 1846-47, poi, fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Oggi, con il cambiamento dei costumi generato soprattutto dalle nuove esperienze che i maghrebini hanno avuto occasione di fare, con l'emigrazione verso i ricchi paesi europei, e soprattutto la diffusione delle nuove tecnologie di informazione, la televisione ed internet su tutte, hanno consentito la diffusione di una maggiore consapevolezza anche nella popolazione più umile. La crisi economica di questi ultimi anni ha poi esasperato la condizione di estrema povertà di gran parte del nordAfrica mediterraneo.


Per quanto i moti del '48 furono sedati abbastanza velocemente, le vittime furono decine di migliaia.
Gli storici, oggi, concordano che la "primavera dei popoli" fu, alla fin fine, soprattutto un sanguinoso fallimento.
Vi furono tuttavia alcuni notevoli effetti a lungo termine.
La Germania e Italia sarebbero presto arrivate all'unificazione facendo leva anche sulla necessità di autodeterminazione dei popoli.
Analogamente l'Ungheria sarebbe giunta ad un parziale riconoscimento della propria autonomia.
In Prussia e Austria fu abolito il feudalesimo, mentre in Russia fu eliminata la servitù della gleba.


Chissà cosa ne verrà fuori da questo '48 maghrebino?
Sarà un Risorgimento Arabo?
Intanto siamo preoccupati per il gas, e non ho ancora letto da nessuna parte un qualche accenno alla mia analogia.
Chissà, forse mi sbaglio, e mi dovrei limitare anch'io a preoccuparmi del gas.
Ma cosa volete che faccia, io, qui a Pierino, il gas non lo uso...


Le foto che accompagnano questo post, le ho realizzate il 9 luglio dello scorso anno, al Museo Civico Garibaldino di Marsala.
Il Museo garibaldino è un'esposizione permanente di cimeli risalenti al periodo risorgimentale, che si trova all'interno del Complesso monumentale San Pietro.
Nelle sale del museo è stato ricostruito un suggestivo percorso storico-artistico che comprende abiti d'epoca, le uniformi e le armi dei Mille, documenti originali, un ricco archivio fotografico e persino una poltrona in damasco su cui riposò Garibaldi dopo lo Sbarco a Marsala.

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