alba a pierino

alba a pierino

venerdì 30 aprile 2010

PonyMania a Campalto


PonyMania è una delle quattro più importanti manifestazioni del calendario nazionale delle attività della sezione Pony della FISE.
La manifestazione dura tre giorni, da oggi, fino a domenica.
Ogni giorno 9 gare di salto ostacoli, dalla categoria BP60 alla CP120.
Oggi c'erano poi gare di Ginkana 2, Ginkana Jump e Piccolo Gran Premio.
Ci sono cavalli e cavalieri provenienti dalla provincia di Pordenone, di Piacenza, di Roma, ed anche da Rende in Calabria. Oltre a rappresentanti di circoli ippici Toscani, delle provincia di Firenze, Lucca, Prato e naturalmente di Pisa.



Agnese ha partecipato alla gara di BP70. Flavie oggi era particolarmente agitata, ed in gara ha sgroppato diverse volte.


La bimba è stata però molto brava a tenerla, facendo molto bene fino al sesto ostacolo.


Purtroppo si è presentata davanti al settimo ed ultimo ostacolo un po' deconcentrata, e la cavallina ha rifiutato l'ostacolo.
Agnese ha subito recuperato facendo saltare l'ostacolo al secondo tentativo.
Questo errore le è costato 4 penalità, che l'hanno esclusa dai primi posti.


Agnese, con due suoi compagni di scuderia, era iscritta alla gare di Piccolo Gran Premio, una Ginkana costituita da varie barriere poste a max 50 cm, unita a dei passaggi obbligati costituiti da coppie di birilli.
Il prolungarsi della varie batterie ha portato la giuria a sospendere la gara per oscurità, proprio al momento di dare il via alla batteria della squadra di Agnese, rinviandola a domani mattina, alle 9,00.

Al ritorno a Pierino ci aspettava una sorpresa.


Vedessi che luna....

giovedì 29 aprile 2010

nido d'uccello

Oggi è tornato Michele a darmi una mano per finire di potare gli olivi, i quali portano già i primi fiori.
Mentre stavo potando uno degli olivi, ho scoperto un nido d'uccello.
Dentro c'erano un po' di piumette, e qualche frammento di guscio d'uovo.
Il nido era stato fatto con della "borraccina" tenuta insieme da aghi di pino e qualche fiore di pioppo.



mercoledì 28 aprile 2010

nebbia la mattino

Dopo la pioggia di ieri, stamani l'umidità ha giocato in Valdegola.




e.u.r.

Questo sarebbe il post di martedì 27, ma non ho fatto in tempo ad inserirlo entro la mezzanotte.

Oggi, pomeriggio a Roma per lavoro.
Riunione in viale Cristoforo Colombo.
Sulla via del ritorno, scatto qualche foto, guidando, dell'E.U.R..
Mi è sempre piaciuta molto l'architettura di questo quartiere di Roma.




Veduta aerea nel 1956.



Veduta aerea oggi



Notizie estrapolate da Wikipedia e www.romaeur.it.


L'EUR (in origine acronimo di Esposizione Universale di Roma) è un complesso urbanistico e architettonico di Roma, identificato per antonomasia con il trentaduesimo quartiere di Roma, oggi denominato quartiere Europa. Il termine EUR è oggi utilizzato anche per identificare la più estesa zona urbanistica 12a del Municipio XII, e più in generale per designare l'intero municipio.
Progettato negli anni '30 del Novecento, il complesso ospita alcuni esempi di architettura razionalista, che convivono con edifici moderni edificati nei decenni successivi. Gran parte del quartiere è di proprietà di EUR S.p.A. (già Ente EUR), partecipata dal Ministero dell'Economia per il 90% e dal Comune di Roma per il 10%.

La Storia.
Il complesso, voluto da Benito Mussolini, fu pianificato per celebrare i vent'anni della marcia su Roma e della presa del potere da parte del fascismo, in occasione di una fastosa fiera internazionale. La manifestazione, ideata a partire dal 1935 su proposta di Giuseppe Bottai sul modello delle precedenti esposizioni universali, si sarebbe dovuta tenere negli anni 1941-1942. L'ente autonomo preposto alla realizzazione dell'evento e delle opere architettoniche fu costituito il 26 dicembre 1936. L'area interessata fu identificata in quella allora nota come Tre Fontane. In termini urbanistici, il nuovo quartiere fu progettato per diventare il polo dell'espansione a sud-ovest della città, verso il mare. Avrebbe dovuto essere sede delle "Olimpiadi della Civiltà", e andare a costituire il nuovo centro di Roma.
Nel 1936, il Commissario generale dell'Ente E42 (Esposizione 1942), Vittorio Cini, presentò a Mussolini una rosa dei maggiori nomi dell'Architettura del tempo comprendente Libera, Del Debbio, Terragni, Michelucci, Montuori e Muzio. Tra i numerosi nomi proposti, vennero scelti gli architetti Piacentini (il quale ebbe anche la direzione del progetto), Pagano, Piccinato, Vietti e Rossi. Il primo progetto, dalle velleità monumentali, fu presentato nel 1938 e si estendeva su 400 ettari. Originariamente noto come E42, il suo nome fu variato in E.U.R. (acronimo di Esposizione Universale di Roma). L'esposizione, tuttavia, non ebbe mai luogo a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale, e il progetto originario non fu mai portato a termine: il progetto definitivo fu infatti presentato nel 1939, a guerra iniziata, e i lavori (drasticamente rallentati dalla situazione bellica) si interruppero solo tre anni dopo, proprio nell'anno 1942 nel quale, secondo le intenzioni, il complesso avrebbe dovuto essere inaugurato.
Il progetto fu ridefinito e completato negli anni successivi con edifici moderni, palazzi congressuali e architetture sportive.

L’Architettura.
Il progetto venne presentato nel 1938, sotto la direzione di Marcello Piacentini. Il modello è ispirato, secondo l'ideologia fascista, all'urbanistica classica romana, apportandovi gli elementi del Razionalismo Italiano, che rimane minoritario, rispetto a quel "neoclassicismo semplificato" propugnato dal Piacentini. Lontane rimangono le esperienze delle città d'ispirazione Moderna, che negli anni precedenti si sono esplicitate, o nell'oltremare o in piccoli aggregati urbani come Portolago o Sabaudia.
La struttura prevede un impianto viario ad assi ortogonali e edifici architettonici maestosi ed imponenti, massicci e squadrati, per lo più costruiti con marmo bianco e travertino a ricordare i templi e gli edifici della Roma imperiale.
L'elemento simbolo di questo modello architettonico è il cosiddetto "Colosseo Quadrato", soprannome dato al Palazzo della Civiltà Italiana (noto anche come Palazzo della Civiltà del Lavoro) opera degli architetti Guerrini, La Padula e Romano e ispirato all'arte metafisica.
Altri monumenti di particolare rilievo sono:
• Il Palazzo dei Congressi di Adalberto Libera
• L'Archivio Centrale dello Stato
• la stele dedicata a Guglielmo Marconi
• La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (la costruzione domina il quartiere dall'alto, e doveva essere, secondo i piani originali, il mausoleo di Mussolini)
• Il PalaLottomatica (precedentemente PalaEur), progettato da Pier Luigi Nervi e Marcello Piacentini
• Il Fungo (serbatoio idrico che deve il nome alla sua caratteristica forma, attualmente ospita un ristorante panoramico)
• Obelisco Novecento (di Arnaldo Pomodoro, inaugurato nel 2004, è il più moderno obelisco di Roma)
È presente inoltre un'area museale che comprende tra gli altri il Museo della Civiltà Romana, il Museo Nazionale dell'Alto Medioevo ed il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini, oltre ad un nuovo planetario, con annesso Museo dell'Astronomia, aperto nel 2004.
La costruzione del quartiere venne ultimata solamente alla fine degli anni cinquanta in occasione della XVII Olimpiade, tenutasi a Roma nel 1960, completando alcune infrastrutture, come il Palazzo dello Sport progettato da Nervi e Piacentini e Il Velodromo, nonché dando l'attuale struttura al laghetto ed alla zona verde ad esso limitrofa.


da Street View di Google

Il Palazzo della Civiltà Italiana può esser considerato a tutti gli effetti la realizzazione del piano espositivo che meglio esprime quel carattere di grandiosa monumentalità e carica celebrativa che avrebbe dovuto caratterizzare l’intera rassegna romana. 
I lavori per la costruzione in cemento armato, rivestita di lastre di travertino, iniziano nel 1938 dopo l’espletamento del Concorso bandito nel 1937.
L’edificio, secondo un preciso indirizzo degli stessi progettisti, avrebbe inoltre dovuto rappresentare, in maniera inequivocabile, l’espressione più chiara di “romana italianità” con l’arco a tutto sesto assunto come elemento tipico della Civiltà Italiana. 
Molteplici furono le correzioni apportate al progetto originario dalla Commissione Giudicatrice, sia per ragioni di natura simbolico-celebrativa sia per motivazioni distributive e funzionali da “avvicinare” alle altre realizzazioni del piano espositivo. 
Collocato alla estremità del primo decumano, alla quota di terreno più alta, il Palazzo della Civiltà poggia su un alto stilobate caratterizzato da due monumentali scalinate contrapposte, ai lati delle quali trovano collocazione due gruppi scultorei raffiguranti i Dioscuri ad opera degli scultori Morbiducci e Felci. 
La solennità dell’opera e del messaggio retorico monumentale si condensa nell’elementarità del corpo di fabbrica in elevazione; un parallelepipedo di 51 mt di lato per 68 in altezza costituito complessivamente da 8 piani dei quali 6 corrispondenti ai sei ordini di archi, uno posto all’interno del grande spazio basamentale e l’ottavo contenuto all’interno del frontone. 
La struttura pensata originariamente in muratura portante, venne poi realizzata in cemento armato per ragioni economiche e di tempo e, interamente rivestita con lastre di travertino, ad eccezione dello stilobate rifinito con elementi in ceppo di poltragno. 
Rispetto al progetto iniziale dove un sistema di rampe avrebbe dovuto condurre i visitatori dall’ultimo piano fino alla quota di ingresso, venne centralizzato il sistema di collegamenti verticali con la costituzione, a partire dal primo livello fino al quinto, di un loggiato perimetrale. 
Come per altre architetture permanenti dell’E42, anche in questo caso, il processo di massima enfatizzazione del genio italico nelle diverse discipline, è demandato alla presenza di 28 statue poste sotto le arcate della quota di ingresso raffiguranti le attività umane. 
Analogamente al Palazzo degli Uffici, anche quello della Civiltà Italiana, presenta un sistema generale relativamente alla parte impiantistica estremamente razionale ed efficiente, con soluzioni tecniche di avanguardia coniugate ed eleganti espressioni di design. 
Quale costante di altre realizzazioni coeve vicine, alcune aree specifiche dell’edificio, come il piano ottavo e quello basamentale, vengono illuminate da riquadri realizzati in vetrocemento impreziositi in origine da cornici in tessere di mosaico dorato. 
La particolare posizione urbanistica, conferisce la Palazzo con i suoi 107 mt s.l.m., il ruolo privilegiato di “sentinella” bianca per i visitatori che si avvicinano al quartiere acuendone la straordinaria capacità iconografica.

lunedì 26 aprile 2010

Romeo (Meo) a Pierino


Qui a Pierino adesso c'è un gatto in più.
Sabato mattina, con la bimba, abbiamo fatto traslocare Romeo, detto Meo, il gatto che sa dire il suo nome, da San Miniato Basso a Pierino.
Si è ambientato presto, tanto che già la prima sera ha dormito in capannina, nella cuccina di Gastone.
Romeo era l'ultimo gatto rosso rimasto nella mia vecchia casa.
Era stato l'inseparabile compagno di giochi di Agnese, quand'era molto più piccola.
Si è fatto trascinare per la coda, infilare in vasca, vestirsi con i vestitini delle bambole, per anni, senza mai lamentarsi.


domenica 25 aprile 2010

baccellata a Pierino


Venticinque aprile, festa anche se domenica. Si commemora la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo.

Il 25 aprile è festa di popolo, e come tutte le feste popolari, col tempo si è trasformata come occasione per stare assieme.
Commemorazioni, feste, ma anche sagre, fino a semplici scampagnate.

Noi, tra amici, l'abbiamo festeggiata con i nostri figli, mangiando baccelli ed altre primizie, all'aria aperta, a Pierino.
Ognuno ha portato qualcosa. Chi il pane, chi i baccelli, chi il prosciutto ed il pecorino. Chi dell'arrosto che aveva nel congelatore.
Per finire, dopo una partitella a calcio genitori contro figli, giocata nel galoppatoio, fragole e panna nel bicchiere.
Eravamo 13 adulti e 13 bimbi.

Ciascuno ha passato la sua giornata a suo modo,














chi giocando con gli animali,
















chi correndo nel galoppatoio, chi in giro per il bosco.













Altri a prendere il sole,
















altri a conversare.











Tutti a magiare quello che c'era.









Ricciolo, a fine serata, ci ha dato il congedo con una della sue massime:
-Da vecchi si sta male anche sdraiati sulla coperta...-


sabato 24 aprile 2010

un altro tramonto




Stasera, dalla finestra di Pierino, un altro tramonto ha dato spettacolo.






Lo osservavo pensando alle parole cantate da Ligabue:
"Cosa c’entra quel tramonto inutile
Non ha l’aria di finire più
E ci tiene a dare il suo spettacolo"


Io adoro i tramonti. Mi emozionano. Resto stupito ogni volta.
Resto stupito da come ogni volta è diverso.
Non ricordo un solo tramonto che mi abbia reso triste.
Semmai il tramonto mi piace anche per questo, perché segna la fine del giorno, segna un punto.
A me piace fare i conti, con i numeri, con le cose, con me stesso.
Ecco che allora il tramonto, sole che scende oltre l'orizzonte, che attraversa la riga, che scrive un risultato alla fine di un giorno.


Ma stasera, più che fare dei conti, mi sono trovato a pensare ad una poesia di Pablo Neruda
"Ancora abbiamo perso questo tramonto".


Sono andato a rileggermela, e non me la ricordavo così triste.
Spesso le sue poesie celano la strana tristezza di quest'autore, che racconta dell'amore con estrema crudezza, dietro la dolcezza e la musica poetica delle sue metafore.
In questa poesia, descrivendo il tramonto che ha davanti come si illustra un'immagine fotografica, lascia da parte la metafora, per asciugarsi lacrime di solitudine.



Ancora abbiamo perso questo tramonto.
Nessuno stasera ci vide con le mani unite
mentre il vento azzurro cadeva sopra il mondo.

Ho visto dalla mia finestra
la festa del ponente sui monti lontani.
A volte, come una moneta
si incendiava un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l'anima stretta
da quella tristezza che tu mi conosci.

Allora dove eri?
Tra quali genti?
Che parole dicendo?
Perché mi arriva tutto l'amore d'un colpo
quando mi sento triste e ti sento così lontana?

Cadde il libro che sempre si prende nel tramonto
e come un cane ferito ai miei piedi rotolò la mia cappa.
Sempre, sempre ti allontani nelle sera
dove corre il tramonto cancellando statue.

venerdì 23 aprile 2010

gita a Roma


Esperienza da segnare non tanto e non solo sul calendario, ma quanto nella mia memoria di padre.



Ho accompagnato mia figlia, e i suoi compagni di scuola, alla gita scolastica che è stata fatta a Roma.


La meta principale di questa gita era la visita alla Camera dei Deputati, nel Palazzo di Montecitorio.


Essendo fissata, la visita, alle 4 del pomeriggio, la gita era stata arricchita con la programmazione di altre visite, quali:
Il Colosseo, girandoci intorno


L'Arco di Costantino.


Il Foro Romano.



Il Vittoriano con l'Altare della Patria.



Il Pantheon, visto dalla piazza.




Abbiamo pranzato, al sacco, dentro una chiesa.
La Chiesa di Santa Maria Maddalena è una delle chiese di Roma, nel rione Colonna, che si affaccia sulla piazza omonima.
È uno dei pochi e dei più belli esempi dell'arte barocca e rococò in Roma.



Ed infine abbiamo visitato il Palazzo di Montecitorio,
(senza poter far foto al suo interno).



Oggi abbiamo così percorso circa 5 km attraverso la città più bella del mondo.